Segni particolari: determinate e creative

di Fabiana Canella |

Per la prima volta mi ritrovo di fronte alla richiesta di raccontare la miscelazione al femminile e non sono stata chiamata per parlare di cosa vuol dire essere una donna che lavora nell’industria del bar.  Basta infatti una piccola ricerca per scoprire che le bartender non possono esimersi da questo argomento clic-bait durante i podcast o le interviste.
E se sentiamo i nostri colleghi parlare di che tipo di fermentazione faranno nella prossima drink list, o di come vedono il futuro dell’hospitality, noi dobbiamo rispondere ancora troppo spesso a domande su quali sono le difficoltà di lavorare in un ambiente maschile. Onestamente, ho sempre pensato che le poche bartender che ci sono abbiano un livello di professionalità molto alto e dovrebbero godere della stessa visibilità dei colleghi, senza dover per forza organizzare “serate rosa” o “women competition”, ma parlando sempre di più del loro contributo nei locali dove lavorano. Sono felice, quindi, di potervi parlare anche di questo: è il segno che, piano piano, qualche passo è stato fatto.


Leggi l’articolo su Mixology Mag Numero 3


Professionalità e competenza

Nell’ultimo anno ho visitato circa 50 bar al mese e se c’è una cosa di cui sono certa è che quando c’è una donna dietro al banco posso stare sicura che berrò bene, che avrò un buon consiglio sul distillato e che andrò via felice di aver speso quei 15 euro. Perché accade questo? Bisogna essere onesti: le donne, per farsi largo dietro al banco, devono “combattere” e dimostrare un po’ di più.  Per farsi strada più velocemente, è d’obbligo puntare sullo studio e la professionalità. Molte giovani bartender, inoltre, forse per le difficolta che incontrano lungo la strada, mollano presto, alla ricerca di una professione meno sacrificante. Quindi, quelle che continuano sono delle “resistenti”, ragazze e donne che si portano dentro una passione molto forte. E questa passione la ritroverete sicuramente nei loro cocktail e nel modo di ospitarvi. La nostra è una professione che, molto spesso, si inizia come “secondo lavoro”. E se per gli uomini a volte rimane tale, per le donne, salvo eccezioni, è quasi sempre una scelta consapevole.

Le community

Il settore dell´hospitality in Italia è ancora molto, troppo, indietro dal punto di vista dei diritti dei lavoratori, a prescindere dal genere: orari di lavoro disumani, contratti irregolari, straordinari non pagati. Ultimamente, l´emergenza della mancanza di personale, dovuta alla poca attrattività del settore stesso, porta ad avere sempre meno giovani e, quindi, sempre meno donne. Le poche che ci sono, però, tendono a unirsi, contrariamente a quanto si possa pensare, ed è così che negli ultimi anni sono nate diverse community che raggruppano bartender da tutte Italia per condividere esperienze, ricette, progetti. Con questa idea, anch’io ho aperto “female_bartenders” su instagram, riscuotendo fin da subito una piccola, ma forte risposta. Le donne, forse più abituate a spendersi per far valere i propri diritti, contribuiscono a dare vita a un ambiente più sano: si parla sempre più spesso di salute mentale, di work-life balance, di inclusività. Si creano quindi un’intersezionalità e una voce comune che, secondo me, contribuiscono a un miglioramento graduale di tutto il settore.

Un nuovo modello

Nel 1947 una legge del Michigan impediva alle donne di lavorare nei bar nelle cittá con piu di 50mila abitanti. Nel 2017 Charles Schummann si siede al banco di Julie Reiner e le dice che secondo lui le donne possono lavorare in un bar al massimo fino alle 10 pm. Parliamo di una professione, storicamente, maschile? Certo. Ognuna di noi contribuisce a distruggere questa idea? Sicuramente. Le bartender, oltre a portare professionalitá e competenza, distruggono l´idea che ci possano essere lavori socialmente accettati o no in base al genere. Diventano un modello, non solo per le giovani con la passione per il bar, ma per qualsiasi donna. Il consiglio che cerco di dare è: segui la tua passione! Anche se devi lavorare di notte, anche se devi avere a che fare con consumatori di alcool, anche se tuo papá potrebbe non essere particolarmente fiero del fatto che hai passato la notte a studiare il disciplinare dello Scotch Wiskhy. In un mondo in cui ci sono ancora donne che non possono lavorare, ogni donna indipendente diventa un modello di libertá.

Miscelazione femminile

Dal punto di vista tecnico invece, che tipo di miscelazione portano le donne? Domanda stupida, fatta troppe volte. Ognuna porta sé stessa, esattamente come i colleghi: la propria esperienza, i propri viaggi, la propria personalità. Io, ad esempio, cerco di fare una miscelazione semplice, comprensibile, ma con sempre un piccolo effetto wow che mi permette di creare velocemente un’interazione con l‘ospite. La mia passione è l’ospitalità, mi piace parlare con la gente e penso che il bar sia un posto sacro in cui le persone riempiono il loro preziosissimo tempo libero. Il cocktail è una “scusa”: per creare un nuovo amore, per parlare della tua brutta giornata, per liberarsi dai pensieri con gli amici. Davanti a un cocktail è tutto più semplice. Quello perfetto, per me, è quello che comprende la richiesta e lo stato d´animo della persona che te lo chiede. Cerco di usare sempre ingredienti freschi, stagionali e di qualità, che mi ricordano qualche viaggio lontano fatto. E se questo è, però, qualcosa che ormai fanno un po’ tutti, la differenza nei miei cocktail la fa il sorriso che ti strapperò servendotelo.

Le Spice Girls

Essendo una millennial, sono cresciuta al grido di “girl power” delle Spice Girls. Ricordo un‘intervista in cui spiegavano come nell´unire le loro diversitá trovassero la loro unicitá. Un po‘ come quando uniamo diverse spezie in un cocktail, trovando un perfetto equilibrio. Parlando di miscelazione femminile con alcune colleghe ho scoperto, appunto, che ognuna di loro porta qualcosa di diverso nella bar industry. Nella scena milanese, ad esempio, due delle mie bartender preferite stanno facendo infuocare i banconi: Mina Giaconi, Head bartender di Rumore, e Greta Negri, vincitrice della Jameson Speed Round Competition. Proprio Greta mi ha raccontato la sua vision: Nel corso della mia esperienza ho adottato uno stile di miscelazione che riporta eleganza e precisione, mettendo in pratica arte e studio nei cocktail, servendoli in un ambiente di convivialità. Avendo già un’immagine proiettata di quello che andrò a creare, per la realizzazione dei cocktail mi ispiro a tutto ciò che mi trasmette quelle emozioni che posso raccogliere e reinterpretare nelle miscele”

Alessia Bellafante, esplosione di personalitá

L´ho conosciuta anni fa tra un post di instagram e serate milanesi. Ho percepito fin da subito la sua determinazione e, infatti, Alessia Bellafante in pochi anni è diventata protagonista della miscelazione milanese al femminile. Oggi è bar manager di Gesto e fa parte del team di Ellas Empowerment, piattaforma che si occupa di promuovere l´inclusivitá nel mondo della bar industry. Le ho chiesto qual è il suo tipo di miscelazione e mi ha risposto che è l´esatta espressione di sé stessa: curiositá, costante ricerca e studio. Il suo impegno all´interno del bar rimane comunque focalizzato sull´abbattimento del gender gap e degli stereotipi di genere, il valore aggiunto che una figura femminile porta all´interno di un bar.

Promesse pugliesi 

Sono di nonna pugliese, per questo mi ritrovo molto spesso a passeggiare tra i trulli. Nei bar pugliesi ho conosciuto Giulia D´Anello, Head bartender del Frank sushi club di Terlizzi e Ilenia Brescia, Bar Manager di Borgo Egnazia. La bartender da cui devo tornare sicuramente è Federica Patruno: sul suo tik tok @ferdi.fe_ trovate le sue ricette, ma al banco del Kaori experience di Barletta ha creato, insieme alla sua collega Arcangela Bizzocca, una drink list ispirata alla figura femminile. Così Federica mi ha parlato del suo stile di miscelazione: “Quando si pensa al lavoro del bartender spesso si pensa all’importanza della tecnica. Per me conta di più l‘esperienza che si vuole offrire al cliente, quindi la cura, il primo sguardo accogliente, la dolcezza delle parole, le conversazioni interessanti che creano la bellezza del momento. Il cocktail è solo il culmine piacevole che accompagna il momento. Siamo tutti in grado di fare un buon drink, ma ciò che resta impressa è l’attenzione e l’empatia verso il cliente”.

Il cocktail manifesto: lo Skinny Bee-tch

cocktail Fabiana Canella È importante scegliere di lavorare per aziende libere da stereotipi di genere. Io ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso Elephant Gin. Il nostro è un team molto vario, in cui ognuno viene valorizzato per i suoi punti forti.
L´azienda si impegna inoltre a sostenere diversi progetti che comprendono anche la parità di genere. A questo cocktail sono particolarmente affezionata perchè piace a tutti senza distinzioni: fresco, semplice, leggero. Gli ingredienti: Elephant London Dry Gin, Bambuchu Honey, Apple Soda e Gold Buchu.


Fabiana CanellaL’autrice

Nata a Milano, Fabiana Canella eredita l’amore per l’ospitalità dal padre, titolare del bar di periferia dove trascorre la sua infanzia. Si iscrive all’Università, ma il richiamo del bancone è tale per cui non termina gli studi e decide di dedicarsi alla propria passione. Dopo aver frequentato la Flair Academy e aver studiato presso l’Associazione Italiana Sommelier, lavora per 10 anni in alcuni famosi locali a Milano (Langosteria, The doping Club, Pesa pubblica, Grand hotel et de Milan) e in Puglia (Borgo Egnazia). Oggi è Brand Ambassador per Elephant Gin.


Leggi anche:

Tiki, una passione senza tempo


Leggi l’articolo su Mixology Mag Numero 3