Jerry Thomas: ritorno al passato

di Luca Tesser | Era il 2010 quando il “Jerry Thomas” di Roma compiva i primi passi nel panorama della miscelazione italiana. Il club, situato in Vicolo Cellini, poco lontano dalle sponde del Tevere, si troverà ben presto a lasciare un marchio indelebile nel modo di concepire il cocktail in Italia.

Il primo speakeasy italiano nasce dal comune intento di Leonardo Leuci, Antonio Parlapiano e Roberto Artusio, a cui poco dopo si unirà Alessandro Procoli, di fare un salto nel passato, di ritornare alle origini. Il concetto di secret bar che stava spopolando negli Stati Uniti sbarca nella capitale, portando una nuova concezione di miscelazione, qualcosa lontano anni luce rispetto a quanto eravamo abituati. In realtà, lo stile è quello della golden age del bere miscelato, ossia la seconda metà del XIX secolo, quella appunto di Jerry Thomas detto “il professore”. Questo giusto per puntualizzare che, in generale, negli speakeasy è questa la tipologia di miscelazione che si utilizza, abbinata al concetto di secret bar, che invece

è proprio degli anni Venti, nel pieno del proibizionismo americano (1919 – 1933). Si trattava di tornare a un passato dimenticato, di riportare in vita la storia stessa della miscelazione, una storia che in Italia era pressoché sconosciuta.

La riscoperta della tradizione

In un’epoca dove tutto era standardizzato, dove i ricettari imponevano determinati prodotti, dove si era persa la stessa identità di classico, il Jerry ha riportato in vita la tradizione, la qualità, la complessa semplicità della visione dei pionieri di questa arte sublime. Già il fatto che si trattasse di qualcosa di “non per tutti” o meglio di qualcosa di “esclusivo” e riservato ad appassionati e cultori di un certo tipo di miscelazione, andava assolutamente controcorrente rispetto alle mode del momento, all’impero dei marchi, al dominio del long drink. In parole povere, il coca e rum, lo spritz, il long island, lo andavi a bere semplicemente da un’altra parte. I riflettori al Jerry erano puntati su tutt’altro genere di miscelazione. Lunga vita all’impero dei Sazerac, dei Brandy Crusta, dei Manhattan e dei Martinez, dei Bitter, dei Vermouth, dei Bourbon e dei Rye, dello Scotch e dei Gin. E, assolutamente, niente Vodka.

Un ponte tra passato e presente
 
È importante sottolineare che nel 2010 in pochi in Italia avevano idea di cosa fosse uno speakeasy. Il Jerry Thomas stupiva come una splendida donna in abito da sera, nascosta fra i vicoli della città. Una semplice porta e un campanello e, varcata la soglia, ci si trovava catapultati in un altro mondo.
Un viaggio nel tempo che portava ai ruggenti anni Venti, all’America del proibizionismo, ai locali segreti gestiti da gangster che, facendosi beffe delle leggi contro il consumo di alcol, lo facevano scorrere a fiumi nascosti in vecchi scantinati o nel retro di qualche attività più o meno lecita. La spettacolarità retrò del locale andava di pari passo alla maniacale ricerca di un legame fra passato e presente, fra tradizione e innovazione. A mio parere, è qui che si trova l’importanza assoluta di questo locale, il fatto di essere stato un ponte fra passato e presente. Il riportare in vita i cocktail di Jerry Thomas e degli altri protagonisti di quella che era stata l’epoca d’oro della miscelazione americana, soffiando via la polvere da vecchi ricettari, è solo una parte dell’opera magistrale dei creatori dello speakeasy romano. Ciò che ha reso questo locale uno dei simboli della miscelazione italiana, e non solo, è stato proprio prendere uno stile di miscelazione e portarlo nella contemporaneità.

La rivoluzione dell’Home Made

Non era così semplice far rivivere i cocktail del passato, considerando che, nella maggior parte di questi, alcuni ingredienti andavano letteralmente prodotti, per esempio, alcuni Bitter, tinture, syrup.
Così nasce, con il Jerry Thomas, anche la “rivoluzione dell’home made”. Il bancone del bar si trasforma in laboratorio e le competenze del barman vanno ben oltre la semplice conoscenza di ricette standardizzate.
Dopo il Jerry tutto cambia, l’idea stessa di miscelazione classica si trasforma radicalmente e si diffonde in ogni parte d’Italia. La rivoluzione che ha creato il Jerry Thomas è indiscussa ed è ciò che rende questo locale così speciale e importante per la miscelazione italiana. I successi che poi ha raggiunto sono ovviamente una conseguenza dell’ottimo lavoro svolto, che ha portato il locale a essere per 6 volte nei 50 best bar al mondo, e dell’aver saputo portare l’idea di “fatto come una volta” anche nella produzione di distillati, con la serie di Gin Del Professore, seguita da quella dei Vermouth.