The cocktail shaker

Lo shaker è uno strumento essenziale per ogni bartender, ma qual è la sua storia e quali tipologie di skaher esistono? Prima dell’invenzione di questo strumento, i bartender utilizzavano semplicemente la tecnica del throwing per gonfiare di aria i loro cocktail.

Tale tecnica consiste nel far letteralmente “cadere” da un reci-piente all’altro il contenuto del nostro cocktail in maniera ripetitiva, affinché le molecole si mischino perfettamente insieme con l’aiuto dell’aria, che diverrà un vero e proprio ingrediente aggiuntivo. La strumentazione dei bartender richiedeva l’utilizzo di materiali preziosi, ossia di metalli nobili come l’argento, l’ottone o il peltro, i più utilizzati prima della comparsa dell’acciaio inox. La realizzazione di questi oggetti era artigianale e spesso venivano realizzati come veri e propri gioielli. La strumentazione di Jerry Thomas divenne celebre proprio per la preziosità e il pregio della fattura. Il primo ad avere l’idea di creare lo shaker fu David Wondrich; dal 1850 circa si cominciò a lavorare su questa idea e il primo brevetto, depositato da Edward Hauck, arrivò nel 1884: era lo shaker a tre pezzi, detto “Cobbler”, la cui struttura è rimasta pressoché immutata fino ad oggi. Nel 1932 LeRoy H. Fontan progettò per la Napier Company il suo shaker e proprio la Napier Company divenne la più importante azienda produttrice di shaker negli Usa.

COBBLER, PARISIENNE E BOSTON

Ci sono tre principali tipologie di shaker: il Cobbler, il Parisienne e il Boston. Sono tre tipologie, usate per tre differenti stili, che hanno tuttavia il medesimo compito di mischiare le moleco- le degli ingredienti gonfiandole d’aria. Ovviamente, le varie tecniche si prestano più o meno a una tipologia di shaker, ma non si tratta di una regola assoluta: ogni bartender applicherà la propria tecnica al proprio tipo di shaker, valorizzandola in modo specifico. E proprio l’utilizzo di uno shaker e di una tecnica specifica doneranno unicità al cocktail.

tipologie di shaker

• Il Cobbler, chiamato anche shaker continentale, è il progetto di E. Hauck ed è formato da tre pezzi: il contenitore principale, la parte superiore, sulla quale è incorporato uno strainer, e un tappo. Si tratta dello shaker meno utilizzato, ma particolarmente gradito alla miscelazione giapponese, che ne ha creato una sua versione. Particolarmente maneggevole nell’atto dello shakerare, per- mette un hard shake presso- ché perfetto, ammesso si sia in grado di svolgerlo a dovere. Lo strainer incorporato nella parte superiore rappresenta il vantaggio di questa tipologia di shaker.

 

 

 

 

 

• Il Parisienne consiste di due pezzi distinti, di cui quello superiore di forma allungata ed ergonomica. Ha gli stessi vantaggi del cobbler, ma non ha lo strainer e non è particolarmente comodo in apertura.

 

 

 

 

 

 

• Il Boston è, infine, il più utilizzato dai bartender. Facile da aprire e da utilizzare, è costituito da due bicchieri incastrabili: uno più piccolo, l’half tin, e uno più grande. Si presta a gran parte delle tecniche, fra cui anche il throwing, ed è appunto il suo essere versatile a farne il tool più utilizzato.