Simone Bodini: custodiamo la cultura del bar

di Virna Bottarelli | Nonno e papà calciatori professionisti, studi scientifici e una curiosità per l’astrofisica: non ci sono indizi negli anni adolescenziali di Simone Bodini che facciano pensare a una sua predisposizione al mondo dell’ospitalità.  “In effetti, è piuttosto insolito scegliere una carriera nel bar se non si arriva da una famiglia che lavora nel settore”, racconta il Brand Ambassador di Bareksten Spirits e di Antica Formula e Carpano, brand di un marchio storico e “orgogliosamente italiano” come F.lli Branca. Negli anni Novanta, per raccimolare qualche soldo, come fanno tanti ragazzi, Simone inizia a lavorare come cameriere in bar e ristoranti e inizia così, casualmente, quel percorso che lo porta prima a vincere il titolo di campione mondiale di Flair Bartending e poi, negli anni più recenti, a diventare uno dei Brand Ambasador più noti sulla scena internazionale della miscelazione. “Ho svolto tutte le mansioni possibili prima di lavorare come barista”, racconta spiegando gli inizi della sua carriera in un locale di Bracciano. “All’epoca non c’era bisogno di una grande preparazione per fare il barista: erano gli anni dei cocktail con l’ombrellino, del bar come luogo di intrattenimento, dei personaggi iconici come Tom Cruise nel film Cocktail. Ho iniziato improvvisando, facendo un po’ di show con uno shaker in mano, e ho scoperto che stare sotto le luci del bancone mi piaceva: per un timido ragazzo di provincia come ero a quel tempo, quel ruolo mi dava sicurezza e mi faceva sentire protagonista della mia vita”.

Come è avvenuto il passaggio da bartender a Brand Ambassador?

Dopo aver lavorato più di dieci anni nei locali notturni, dove avevo ricoperto ruoli sempre più impegnativi e di responsabilità, e aver partecipato a eventi e concorsi internazionali, mi sono sentito svuotato, privo di energie. Avevo poco più di trent’anni ed ero stanco di quei ritmi, così, per riappropriarmi del mio tempo, tornai a fare il semplice barman in un pub di Roma. In quel periodo ricevetti la classica telefonata che ti cambia la vita: a comporre il mio numero fu Dom Costa, che avevo conosciuto nei primi anni Duemila e che ricordo sempre con affetto. Fu lui a propormi un lavoro come Brand Ambassador in Europa per Stoli, marchio di Vodka distribuito da Velier, dicendomi che aveva visto in me il candidato ideale, perché avevo la personalità, l’esperienza e il network di contatti che quel profilo richiedeva.

Che cosa ti ha spinto ad accettare?

Il ruolo di Brand Ambassador mi avrebbe dato l’opportunità di mettere a frutto la mia esperienza nel settore, mi avrebbe consentito di sfruttare il mio background culturale e di accrescerlo, continuando a informarmi e a nutrire la mia passione per la conoscenza, viaggiando. Il tutto, a fronte di un compenso economico molto interessante. Non fu difficile accettare, anche se inizialmente temevo di

non essere abbastanza preparato.

Concretamente, che cosa fa un Brand Ambassador nel campo della miscelazione?

Ambassador è un termine generico, che in ogni azienda assume una connotazione propria. Quando ho iniziato con Stoli, ero un ambassador direi in senso stretto: mi studiavo i prodotti usando il materiale che mi fornivano, avevo un’agenda di presentazioni, guest e masterclass, preparavo delle drink list senza dovermi occupare degli aspetti organizzativi o di altro. Mi potevo concentrare essenzialmente sul prodotto da promuovere, perché tutto quello che riguardava il marketing era di competenza di un team ad hoc. Un ruolo diverso, invece, è quello del brand activator, che ha una connotazione più commerciale. In questo caso l’azienda fissa una serie di parametri sui quali misurare il contributo che l’attività del Brand Ambassador porta al fatturato: quante bottiglie in più sono state vendute, in quante drink list è entrato il prodotto ecc.

Gli inizi con Stoli, poi Bareksten e, da quest’anno, anche Carpano e Antica Formula, due marchi di Fratelli Branca. Che cosa significa lavorare per brand così diversi tra loro?

Stoli mi ha dato delle basi solide sulle quali costruire quella che è diventata la mia professione. Con loro ho trascorso anni fondamentali per la mia crescita professionale, durante i quali ho visitato decine di Paesi e avuto la possibilità di rimettermi in gioco negli ambienti più prestigiosi del bartending, facendo rifiorire il mio nome a livello internazionale. Con Bareksten, un brand norvegese di spirits – Gin, Assenzio, Aquavit -, lavoro da tre anni e mi occupo anche di marketing, sviluppo di business, organizzazione di eventi. Non è un marchio di grandi dimensioni o particolarmente noto in ambito consumer, ma è molto ambizioso: sponsorizza The World’s 50 Best Bars ed è molto attivo con guest, eventi e iniziative di brand definition. Da maggio di quest’anno, infine, lavoro anche per Carpano e Antica Formula di F.lli Branca, un ruolo che ho accettato con piacere perché mi dà la possibilità di rappresentare un marchio italiano. Branca segue le dinamiche tipiche della grande azienda e mi ha assegnato un ruolo preciso: fare un lavoro di posizionamento luxury per il marchio Antica Formula.

Apprezzi particolarmente il fatto di rappresentare un marchio italiano: ma nella miscelazione è più importante sentirsi legati alle proprie origini o lasciarsi contaminare?

Il Brand Ambassador è anche un personaggio mediatico e ben venga il fatto che sia caratterizzato e riconoscibile. Nel mio caso, il carattere italiano è sempre stato di grande aiuto, anche nella promozione di prodotti tipici di culture molto diverse dalla nostra come la Vodka o gli spirits norvegesi. Credo che l’italianità offra, a chi lavora nel settore hospitality, una marcia in più e lo confermano i tanti connazionali che nel nostro settore hanno raggiunto livelli eccellenti sulla scena internazionale. Credo anche, però, che al nostro essere italiani dobbiamo associare una mentalità colta e cosmopolita, un bagaglio che si acquisisce solo viaggiando e conoscendo altre culture. Il rischio, altrimenti, è di restare imprigionati in una figura un po’ macchiettistica. L’ideale è avere una cultura globale, ma essere riconosciuti per la nostra unicità.

Hai accennato alla cultura: che cosa significa fare cultura nel settore del bartending?

La cultura della miscelazione non è una novità. Se ne è sempre parlato, ma fino a qualche anno fa in modo elitario. Banalmente, quando ero agli esordi, era molto difficile anche farsi dare una ricetta di un cocktail, perché non si usava condividere il sapere: si era molto gelosi dei segreti del mestiere e l’ordine che ci impartivano i più anziani era rubare con gli occhi. È chiaro che il web ha contribuito a diffondere più contenuti e ha consentito a più persone di fruirne, con il risultato di alzare il livello medio di conoscenza, tanto che oggi un barman alle prime armi è sicuramente più informato e preparato di quanto non lo potesse essere in passato. Dobbiamo però fare attenzione alla disinformazione, che interessa comunque tutti i campi, e all’appiattimento culturale che può derivare dalla banale emulazione della tendenza del momento. Credo che come Ambassador abbiamo l’obbligo di fare cultura in modo credibile e onesto e lo possiamo fare promuovendo valori autentici, essendo noi stessi autentici. Se acquisiamo una nostra credibilità, possiamo fare cultura anche svincolati dai marchi per i quali lavoriamo: io stesso tengo delle masterclass su temi trasversali, non legati a prodotti particolari. Dobbiamo ricordarci un concetto fondamentale: non siamo influencer, ma custodi della cultura del bar.


Simone BodiniChi è Simone Bodini

Entra nel settore bar sul finire degli anni Novanta, svolgendo inizialmente le mansioni più semplici, per poi diventare barista e specializzarsi nel Flair Bartending, tecnica di cui è nominato Campione mondiale nel 2006. Nel 2017 diventa consulente per i marchi, ricoprendo posizioni come Global Brand Ambassador, Global Advocacy Manager, sviluppo aziendale e gestione del marchio. Ha viaggiato in tutto il mondo, prodotto più di 500 masterclass ed eventi di guest bartending, partecipando anche come relatore alla maggior parte degli spettacoli di bar a livello mondiale. Attualmente è ambasciatore globale del marchio e responsabile dello sviluppo aziendale per Bareksten Spirits e sviluppatore globale del marchio per Antica Formula e Carpano.