di Luca Tesser | Uno strumento immancabile dietro il bancone del bar è il blender. Il frullatore è indispensabile, in particolare, quando si tratta di preparare cocktail caraibici o Tiki. Parliamo, ovviamente, di blender professionali, nei quali la potenza del motore, l’angolazione delle lame, la possibilità di impostare determinati programmi e agire sulla velocità e sulla pulsione fanno la differenza rispetto a un frullatore casalingo, che non ha una potenza sufficiente per tritare il ghiaccio e nemmeno una velocità adeguata a montare a dovere un cocktail. Il blender ha la capacità di rendere perfetto un frozen, cocktail per il quale la consistenza è un elemento determinante, ed è uno strumento fondamentale per molte preparazioni da bar, che si tratti di creare una purea di frutta o amalgamare perfettamente un syrup.
Le origini
Il blender fu inventato nel 1922 da Stephen Poplawsky nella città di Racine, nel Wisconsin. A Racine furono inventati anche l’aspirapolvere, l’asciugacapelli, il tosaerba e il rasoio elettrico. L’opera di Poplawsky non era, però, un gioiello della tecnica: spesso si guastava. Furono gli ingegneri Chester Beach e Frederick Usius a perfezionare la macchina e a fondare, insieme a Luis Hamilton, la Hamilton Beach Company. Nel 1938 Usius, dopo avere acquistato il brevetto di Poplawsky e avere eliminato i difetti che rendevano la macchina poco affidabile, registrarò un nuovo brevetto. Di lì a poco, il nuovo oggetto avrebbe avuto grande diffusione grazie a una riuscita operazione di marketing: Hamilton, infatti, decise di utilizzare un personaggio famoso come testimonial del prodotto e reclutò allo scopo Fred Waring, leader della band da ballo “Pennsylvanians”. Waring non solo ebbe un ruolo primario nella diffusione della nuova invenzione, ma, particolarmente attratto da questi “prodigi della tecnologia”, credette al progetto e investì 25mila dollari nella Hamilton Beach, dimostrando anche un ottimo fiuto per gli affari.
La diffusione nei locali
Un apporto determinante alla diffusione del blender nei bar arrivò da un altro famoso cantante americano dell’epoca: Rudy Vallée. Una sera Rudy andò a trovare Waring dopo la sua esibizione. Questi aveva con sé i suoi amati frullatori e, sapendo che il cocktail preferito di Vallée era il Daiquiri Frozen, ne preparò uno utilizzando uno dei suoi blender. Vallée apprezzò talmente il risultato che decise di fare da agente commerciale a Waring e iniziò a promuovere l’uso dei frullatori Hamilton, con tanto di dimostrazione, nei locali. Uno dei più famosi bar a sposare la causa del blender fu El Floridita, a L’Havana. Il Floridita Daiquiri, famoso in tutto il mondo, ha proprio come caratteristica quello di essere fatto con il frullatore. Un altro cocktail che deve la sua esistenza all’utilizzo del blender è la Piña Colada: ananas, cocco, latte, Rum e ghiaccio non riuscirebbero a legare perfettamente se non frullati in un blender.