Buck and Breck: sorsi segreti

di Carolina Mirò | Come ogni secret bar che si rispetti, il Buck and Breck è nascosto. Si trova nel Mitte, il quartiere centrale di Berlino, dietro a una porta di un negozio qualunque, sulla quale un’anonima luce al neon indica “Chiuso”.  Accessibile solo suonando un campanello, una volta varcata la soglia si devono rispettare regole ben precise: niente foto, niente carte di credito, niente telefoni cellulari. L’anima del locale è il suo titolare: il portoghese Gonçalo de Sousa Monteiro. Classe 1969, Gonçalo è entrato nel mondo dell’hospitality lavorando come lavapiatti a Monaco e ha studiato architettura, prima in Portogallo e poi proprio a Berlino. Qui rimane affascinato dall’aspetto scientifico della miscelazione e inizia a lavorare a tempo pieno al Victoria Bar, dove resta fino al 2006, anno nel quale inizia a collaborare con Jörg Meyer. Nel 2007 apre con quest’ultimo, ad Amburgo, il Le Lion, per tornare poi a Berlino, dove avvia, nel 2010, il Buck and Breck. Sulla scelta del nome, lui stesso racconta: “Mi piaceva l’idea di riprendere il nome di questo cocktail, poco conosciuto, e creato da Jerry Thomas in omaggio al presidente Usa James Buchanan e al suo vice John C. Breckinridge, in carica dal 1857 al 1861, due personaggi che passarono alla storia più per il loro stile di vita godereccio che non per le loro doti politiche”. Il Buck and Breck, cocktail che miscela cognac, bitter, assenzio e champagne, è stato riscoperto da David Wondrich, esperto di mixology e autore del libro Imbibe, un volume annoverato tra le bibbie degli addetti ai lavori.

L’ambiente

Poco illuminato, con pareti nere opache e stravaganti oggetti d’arte, tra cui una motosega dorata, il Buck and Breck è un ambiente sobrio ed elegante, che alcuni definiscono “ultraminimalista”. Gli interni sono stati progettati dai designer del prestigioso Bask Studio di Zurigo. I posti a sedere sono quattordici, disposti attorno all’enorme tavolo al centro della stanza, ben integrato in un’atmosfera che crea un legame intimo tra ospite e bartender. Le bottiglie sono collocate in due aree incassate e hanno i colli fasciati con colori diversi. Proprio il colore è l’unico particolare che le distingue le une dalle altre: il verde per il Gin, il blu per il Whisky e così via. Le luci sono un elemento fondamentale, come spiega lo stesso Gonçalo: “Il locale non ha finestre, non c’è luce diretta, ma è importante dare agli ospiti la sensazione di entrare in un luogo confortevole, anche se illuminato solo da luci artificiali”. La sensazione, quando si entra, è di essere in un posto intimo, riservato: “Il locale è scuro, si possono fumare sigari e non si possono usare gli smartphone: è la classica atmosfera di un bar di altri tempi, nel quale privilegiamo la convivialità e l’intimità tra gli ospiti”.  

Che cosa si beve

Punto di forza del Buck and Breck è la miscelazione classica. Nella drink list potete trovare, al massimo, qualche rivisitazione, ma i cocktail sui quali Gonçalo e il suo staff – quattro persone in tutto – si giocano le proprie carte sono i classici di fine 1800, in vero stile speakeasy, con Gin, Whisky e Brandy a fare da protagonisti.


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