Classic cocktail: Margarita

di Luca Tesser |  Il Margarita è uno dei cocktail più iconici e conosciuti al mondo. Chi non ha mai bevuto questo drink, simbolo per eccellenza del Tequila? Insieme al distillato messicano, per un perfetto Margarita servono succo di lime, Cointreau o Triple Sec e crusta di sale sul bordo del bicchiere e il gioco è fatto: che sia classico, frozen, on the rocks, non importa, bere Margarita è sempre un piacere e le variazioni sul tema sono infinite. Parliamo, infatti, di uno di quei cocktail nei quali il twist è semplice e immediato.

Le origini

Le prime testimonianze scritte sul Margarita risalgono intorno alla metà degli anni Trenta e riportano il termine Tequila Daisy. Il Margarita è di fatto un Daisy, ossia fa parte di quell’antica famiglia di cocktail che prevede sempre una parte citrica, una parte dolce data da syrup o da liquore, e uno spirits. L’origine del nome sembra sia una trasposizione erronea di Day’s Eye, termine inglese che identifica la margherita intesa come fiore e che, tradotto in spagnolo, diventa, appunto, Margarita. Nel 1939 nel libro di ricette di Charlie Connolly lo troviamo invece come Tequila Sour, nel quale compare per la prima volta la “crusta” di sale sul bordo. A menzionare il drink come Margarita saranno poi diversi giornali nel 1953. Tra questi, il Los Angeles Times lo definisce come una “sorta di daiquiri messicano” composto da Tequila, Cointreau, succo di limone e sale sul bordo del bicchiere.

Nato a Tijuana, al confine tra California e Messico, il Margarita sancisce idealmente il matrimonio tra gli Stati Uniti e il Paese centroamericano. Negli anni del proibizionismo Tijuana, che dista 31 km da San Diego e 220 da Los Angeles, è per gli americani un luogo esotico facilmente raggiungibile, dove ci si può divertire a poco prezzo e dove tutto sembra essere possibile. È quindi la massiccia presenza degli americani a Tijuana a dare il via alla storia del Margarita, un cocktail nel quale il Tequila sposa la tradizione della miscelazione americana secondo un copione piuttosto comune: un distillato esotico inserito in una bevanda in stile americano. Dalla California, poi, il drink si è diffuso negli altri stati americani, rendendo la Tequila il distillato messicano più conosciuto non solo negli Stati Uniti ma nel mondo.

Le caratteristiche 

Il Margarita è per definizione un cocktail citrico e la sua spiccata acidità è il motivo per cui si usa il sale sul bordo del bicchiere: quest’ultimo, infatti, oltre a essere un esaltatore di gusto, contrasta l’asprezza. Fra le varianti più famose del classico Margarita c’è il Tommy’s Margarita, nel quale il liquore all’arancia è sostituito con il nettare d’Agave. A inventarlo è stato nel 1987Julio Bermejo del Tommy’s Mexican Restaurant di San Diego. Il Tommy’s è una variazione piuttosto semplice, ma funzionale e dal risultato sorprendente: Julio Bermejo è stato capace di proiettare un cocktail classico nella modernità.

In generale, il Margarita è uno dei cocktail più twistabili in assoluto: è un drink con il quale è semplice giocare, perché si presta totalmente alla creatività del bartender, dando sempre ottimi risultati. Insomma, ad ognuno il proprio Margarita: non ci sono confini o limiti per questo fantastico cocktail, tenuto in vita da una sperimentazione che non lo rende mai banale.

Classic Margarita

  • Tequila 1 ¾ oz
  • Cointreau ¾ 0z
  • Succo fresco di Lime ¾ oz

Inumidire il bordo di una coppetta con del lime e immergerlo nel sale per fare la “crusta”. Mettere tutti gli ingredienti in uno shaker e filtrare nella coppetta bordata di sale.

Tommy’s Margarita

  • Tequila 1 ¾ oz
  • Agave Syrup ¾ oz
  • Succo di Lime ¾ oz

Mettere tutti gli ingredienti in uno shaker e servire on the rocks. Il sale sul bordo del bicchiere è facoltativo, così come si può scegliere di aggiungere un pizzico di sale nel cocktail o abbinarlo con del peperoncino.


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