Classic Cocktail: White Lady

di Luca Tesser | Dall’inizio del Novecento svariate notizie si susseguono riguardo al White Lady, un cocktail il cui nome richiama una donna vestita di bianco.

Sebbene la ricetta che oggi conosciamo sia la versione di Harry Craddock, pubblicata nel 1930 nel Savoy Cocktail Book, pare che il cocktail sia opera di Victor Cabrin del Grosvenor House Hotel di Londra e che fu creato durante gli anni Venti.

C’è anche chi attribuisce il White Lady a Harry MacElhone, ma la ricetta, che include come base Cognac e Crème de Menthe, differisce molto da quella che conosciamo. Il White Lady a base Gin, con succo di limone e Cointreau è sicuramente un cocktail nato a Londra. Il drink diventa famoso dal momento in cui Craddock inizia a proporlo al bancone del Savoy.

La leggenda narra che la dama bianca abbia un nome e sia niente meno che Zelda Sayre Fitzgerald, moglie di Francis Scott Fitzgerald, autore del Grande Gatsby. Pare, inoltre, che il termine white lady fosse da riferirsi alla sua chioma biondo platino.

Semplice ed elegante

Leggende e ipotesi a parte, il White Lady è indubbiamente uno dei cocktail più conosciuti al modo, elegante come pochi. L’abbinamento degli ingredienti è semplice e incredibilmente incisivo: Gin London Dry, Cointreau, succo di limone e albume creano un sour incredibilmente insolito, un daisy cocktail che, di fatto, si trasforma in qualcosa di vellutato e complesso pur nella sua estrema semplicità.

La ricetta con l’albume, diffusa da Peter Dorelli, diverrà la ricetta ufficiale del Savoy. L’albume è strettamente necessario, perché serve per equilibrare in pienezza il carattere secco del Gin.In molte ricette l’albume viene omesso, come se non fosse necessario, ma in questo modo si elimina di fatto quell’eleganza unica conferita proprio dalla particolare texture. Omettendo l’albume si rischia di ottenere un cocktail sgraziato, con una tendenza estrema verso l’acidità.

Zucchero: sì o no?

Il cocktail risulta vellutato, ma non dolce. Si regge su un equilibrio fra acidità e vellutata consistenza che lo rende quasi etereo. Una questione spinosa nella sua preparazione è l’aggiunta di zucchero, quasi come se il fatto di non essere dolce fosse un difetto. In molti cocktail bar si sceglie così di aggiungere simple syrup per soddisfare una clientela che preferisce gusti più semplici, scelta che, se non si esagera, non è sbagliata. Può essere ottimale, quindi, equilibrare il cocktail con una spruzzata di simple syrup, considerando però sempre l’acidità del succo di limone utilizzato. Il White Lady è, ad ogni modo, uno dei cocktail più twistabili in assoluto.

Un drink leggendario

Il cocktail bar del Savoy ha fatto del White Lady una leggenda della miscelazione. Pare che lo stesso Craddock, quando l’American Bar del Savoy fu ristrutturato nel 1927, abbia nascosto all’interno dei muri in costruzione uno shaker con all’interno gli ingredienti del cocktail.  Alcuni sostengono che questa curiosa pratica era una specie di fissazione per il bartender, come un rituale seguito per rendere le proprie creazioni immortali.

Come accennato, la storia del White Lady deve molto anche a Peter Dorelli, che durante il suo lungo mandato al Savoy esaltò questo sublime cocktail, ancora oggi preziosa icona del locale londinese.

Le ricette

White Lady Classic Recipe 

  • London Dry Gin 1 ½ oz
  • Cointreau ¾ oz
  • Succo di limone ¾ oz
  • Albume ½ oz

Versare tutti gli ingredienti in uno Shaker e filtrare in una coppetta raffreddata.

Smokey Lady, Twist by Luca Tesser  

  • Old Tom Gin 1 ½ oz
  • Succo di Limone ½ oz
  • Cointreau ½ oz
  • Smoky Salt Syrup ¼ oz
  • Albume ½ oz
  • Qualche goccia di Amer Picon in superficie

Versare tutti gli ingredienti in uno Shaker e filtrare in una coppetta cocktail. Per lo Smokey Salt Syrup abbinare 50% di zucchero semplice e 10 % di sale affumicato, mescolare il tutto con il restante 40 % di acqua portata a ebollizione. Lasciar raffreddare.


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