Guest a ogni costo

di Roy Batty |

Sappiamo bene che il bartender è per definizione vanitoso. Ama farsi ammirare, mostrare le sue abilità, tenere in mano il proprio pubblico e, al momento giusto, stupirlo. Si muove come un teatrante sul suo palcoscenico, mostrando le sue abilità fra pozioni magiche e oggetti misteriosi. Non c’è nulla di meglio di stare al banco di un cocktail bar per ammirare i gesti, le movenze, le abilità manuali e anche quella destrezza a catturare il pubblico che è propria di ogni bartender di livello. Il bartending è anche spettacolarità!

Tuttavia, proprio per la sua altissima propensione alla vanità, i bartender darebbero qualsiasi cosa in cambio di notorietà. Lo star system della mixology contemporanea ha alimentato in maniera sproporzionata la volontà di protagonismo del bartender, che sogna ardentemente di far parte del circo mediatico della miscelazione. Quindi, non importa se il prodotto è di qualità, se, in occasione della miriade di eventi del settore, si troverà a pubblicizzare e farsi immagine di qualcosa di imbevibile: l’importante, del resto, è apparire.

La propensione del bartender alla vanità si esprime al massimo livello quando si parla di “guest”, le fantomatiche comparsate di questo o quell’altro personaggio per pubblicizzare un prodotto. Non ci sarebbe nulla di male se questi eventi si limitassero allo scopo di pubblicizzare il prodotto: le dimostrazioni nei locali hanno sicuramente la loro utilità e non c’è nulla da rimproverare al lavoro del Brand Ambassador. Ma quando si tratta di guest di un locale ospitato da un altro locale, beh, si arriva al paradosso. Non parlo del caso in cui un locale famoso in tutto il mondo viene ospitato per una serata in un altro locale di pari livello, perché uno scambio fra il locale x di New York con il locale y di Londra si rivelerebbe estremamente interessante, sia per l’addetto ai lavori sia per il pubblico. Piuttosto, faccio fatica a comprendere l’utilità di comparsate di locali che, pur avendo una modesta notorietà, si trovano a fare l’ennesima guest nel locale della città vicina o, addirittura, nella loro stesa città. Qual è, in questo caso, l’utilità? In che modo il pubblico potrebbe trovare interesse in un evento del genere? Anche perché nemmeno i grandi nomi della miscelazione sono poi così conosciuti, se non dal super appassionato. Lo star system del bere miscelato orbita prevalentemente su sé stesso. Mi sembra quindi semplicemente un eccesso di vanità, come dire che sei qualcuno solo se fai delle guest. Ma siamo seri: pensate veramente che il cliente venga nel vostro locale nella serata della guest perché c’è a far da bere il bartender più o meno conosciuto del tal locale? A mio avviso, no. Oltremodo, se la guest è nella stessa città si rischierebbe anche di perdere la clientela. Concludendo, se non c’è un fine commerciale o la guest in questione è davvero stellare, sarebbe meglio evitare. Citando Al Pacino ne “L’Avvocato del Diavolo”: è gente che affila l’avidità umana al punto che riesce a spaccare un atomo, tanto è acuto il desiderio! La vanità è decisamente il mio peccato preferito.


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