La gestione dell’infortunio nel rapporto di lavoro

di Matteo Bodei | *Consulente del Lavoro iscritto all’albo provinciale di Brescia 

Il datore di lavoro ha una responsabilità primaria nella prevenzione e nella gestione degli infortuni: secondo l’art. 18 del Decreto Legislativo 81/2008, infatti, egli è tenuto ad attuare tutte le misure preventive e protettive necessarie per garantire la salute e la sicurezza dei suoi lavoratori. Ciò include la formazione, l’informazione e l’adozione di dispositivi di protezione individuale, nonché buone prassi e procedure di emergenza. La violazione di questi obblighi può comportare sanzioni penali e civili, oltre a responsabilità risarcitorie nei confronti dell’infortunato o dei suoi eredi. D’altro canto, anche il lavoratore ha dei doveri, come stabilito dall’art. 20 dello stesso decreto: egli è tenuto a contribuire attivamente alla protezione della propria salute e sicurezza, rispettando le disposizioni aziendali e utilizzando correttamente i DPI forniti dal datore di lavoro. Nel caso di un infortunio, poi, il lavoratore deve comunicare immediatamente l’accaduto al proprio datore di lavoro e, se necessario, supportare le attività di soccorso e richiedere l’intervento dei servizi di emergenza. Vediamo in dettaglio le attività da porre in atto al fine di prevenire e gestire correttamente gli infortuni.

Dall’analisi dei rischi alla cultura della sicurezza

Il primo passo fondamentale è condurre un’analisi dettagliata delle potenziali fonti di rischio di infortunio e le relative misure di mitigazione. Questa valutazione, descritta nel c.d. Documento di Valutazione dei Rischi o DVR, deve considerare diversi fattori, tra cui: le diverse attività lavorative, le condizioni soggettive dei dipendenti (disabilità, gravidanza, età), gli strumenti di lavoro utilizzati, soprattutto se taglienti o motorizzati, la presenza di materiali infiammabili, tossici o irritanti, nonché gli ambienti di lavoro e le loro caratteristiche igieniche e sanitarie. Ad esempio, l’utilizzo di detergenti corrosivi deve comportare la consegna e la sostituzione periodica dei guanti e degli altri dispositivi di protezione. Una volta identificate le criticità, è fondamentale investire nella formazione: i lavoratori devono essere formati sull’uso corretto degli strumenti di lavoro, sulle procedure di emergenza e sulle pratiche sicure. Nel settore dell’ospitalità, dove il personale interagisce frequentemente con i clienti, è importante conoscere perfettamente le procedure di sicurezza in presenza degli ospiti e una simulazione di una situazione di emergenza può davvero fare la differenza in tal senso. A quanto detto si deve aggiungere la creazione di una diffusa “cultura della sicurezza” nell’ambiente di lavoro, in cui la sicurezza stessa diventi una priorità condivisa. Ogni membro del team deve sentirsi responsabile e in grado di segnalare comportamenti o situazioni pericolose, anche attraverso sistemi di segnalazione interna. Spesso si sottovalutano i “quasi infortuni”, ossia i pericoli scampati per pura fortuna, che rappresentano un campanello d’allarme preziosissimo, e fortunatamente senza conseguenze, che deve essere notificato alla direzione per porre rimedio alle cause prima che si verifichi un incidente che potrebbe avere esiti ben più gravi.

Dotarsi di un piano di risposta

Nonostante le migliori precauzioni, tuttavia, possono comunque verificarsi degli infortuni ed è quindi vitale dotarsi di un piano di risposta efficace. I responsabili della sicurezza devono essere pronti a intervenire tempestivamente, fornendo assistenza medica e assicurandosi che l’infortunato riceva le cure necessarie. In questo contesto, è fondamentale avere un piano di emergenza ben definito, che dettagli le procedure da seguire in caso di infortunio, inclusi i numeri di emergenza e l’individuazione dei luoghi in cui sono conservati i kit di pronto soccorso.

Inoltre, è importante documentare l’incidente con tutte le informazioni necessarie: testimonianze, fotografie della scena e condizioni di lavoro al momento dell’infortunio. Questa documentazione sarà utile non solo per le indagini interne, ma anche nel caso di indagini delle forze dell’ordine e di rivalsa da parte dell’Inail per gravi inadempienze datoriali.

Messo in sicurezza l’infortunato, avvertiti i responsabili per la sicurezza e ottenuto il certificato di infortunio con prognosi dal medico che ha preso in carico l’infortunato, è quindi fondamentale denunciare tempestivamente l’infortunio all’Inail, l’ente preposto all’indennizzo per i giorni di assenza del lavoratore sul posto di lavoro e per l’eventuale risarcimento del danno biologico dovuto alle lesioni fisiche e/o psicologiche permanenti.

Per gli infortuni occorsi alla generalità dei lavoratori dipendenti o assimilati, prognosticati non guaribili entro tre giorni escluso quello dell’evento, il datore di lavoro ha l’obbligo di inoltrare la denuncia di infortunio entro 48 ore dalla ricezione dei riferimenti del certificato medico. Per gli infortuni con prognosi più breve, ossia da uno a tre giorni, è invece prevista la cosiddetta comunicazione di infortunio, più contenuta in termini di informazioni e avente scopo di monitoraggio statistico. In caso di infortunio mortale o con pericolo di morte, si deve segnalare l’evento entro ventiquattro ore e con qualunque mezzo (PEC o telegramma) fermo restando comunque l’obbligo di inoltro della denuncia nei termini e con le modalità di legge. Gli eventi letali o comunque così gravi da prevedere una prognosi superiore al mese comportano di norma ispezioni e segnalazioni alla procura del legale rappresentante e di tutte le persone penalmente responsabili alla luce dei rilievi e delle testimonianze raccolte. In questi casi è fondamentale collaborare con le autorità chiamate a far rispettare le normative di sicurezza vigenti. Il piano di gestione degli incidenti sul lavoro dovrebbe prevedere una revisione post-incidente, per identificare le cause e migliorare le procedure.

Da non sottovalutare, infine, il caso degli infortuni “in itinere”, ossia quegli incidenti che si verificano durante il tragitto del lavoratore dalla propria dimora alla sede lavorativa o viceversa. In questo caso, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’evento è coperto dalla legge, a condizione che il percorso sia diretto e non interrotto da attività estranee. È quindi importante informare i lavoratori di tale diritto perché provvedano a richiedere il certificato di infortunio in caso di investimento o tamponamento durante il tragitto casa-lavoro, così da attivare anche gli eventuali indennizzi per lesioni permanenti, che non verrebbero riconosciuti qualora l’evento venisse erroneamente classificato come infortunio non lavorativo attraverso un comune certificato di malattia. Ovviamente, il coinvolgimento del proprio Consulente del Lavoro di fiducia quale coadiuvante nella gestione della sicurezza può rivelarsi una scelta vincente per raggiungere l’obiettivo della piena salute e sicurezza dei lavoratori.


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