di Matteo Bodei | Consulente del Lavoro iscritto all’albo provinciale di Brescia
Durante i periodi di festività o in concomitanza di concerti, fiere, cerimonie ed eventi sportivi, si verifica comunemente un forte incremento della affluenza di persone nei locali e nelle strutture ricettive, con il conseguente aumento improvviso del carico di lavoro per gli operatori. A questo fenomeno talvolta si aggiungono inattese complicazioni dovute a dimissioni repentine, assenze o indisposizioni improvvise. Il tutto, in uno scenario di ormai cronica carenza di personale.
In tale contesto è maturata l’esigenza di uno strumento contrattuale che consenta di assumere lavoratori con contratti che garantiscano tanto il rispetto della legalità quanto un’ampia flessibilità di orario e uno dei modelli contrattuali che meglio soddisfa questi bisogni è certamente il contratto intermittente: grazie all’assenza di un orario di lavoro prestabilito, esso permette di modulare la composizione della forza lavoro alla variabilità della domanda. Tra i settori in cui è statisticamente più frequente il suo utilizzo, troviamo il turismo, lo spettacolo e i pubblici esercizi. La legge italiana disciplina il contratto di lavoro intermittente stabilendone i criteri di utilizzo: questo tipo di contratto può essere utilizzato solamente per specifiche mansioni discontinue (camerieri e personale di cucina, commessi di negozio, personale dello spettacolo ecc.) o in presenza di personale rientrante in determinate fasce di età (inferiore a 24 o oltre i 55 anni), in modo da evitarne un uso ingiustificato. La legge tutela anche la salute e la dignità dei lavoratori, imponendo a coloro che desiderano impiegare personale a chiamata, il rispetto e la piena applicazione delle norme di sicurezza e igiene del lavoro, nonché il divieto di sostituzione, con personale intermittente, di lavoratori in sciopero o in cassa integrazione.
Vantaggi e svantaggi
Uno dei vantaggi principali offerti dal contratto di lavoro intermittente è la possibilità di attivare il rapporto di lavoro solo quando è effettivamente necessario. Questo garantisce innanzitutto una maggiore flessibilità per le imprese, che possono adattare il personale alle esigenze del momento. Grazie a questo contratto, il datore di lavoro è tenuto ad assicurare una retribuzione variabile, commisurata all’effettive ore lavorate, riducendo così i costi aziendali e agevolando anche l’occupazione.
Il lavoro intermittente, infatti, può offrire un’opportunità per i lavoratori che altrimenti non avrebbero accesso a un’occupazione regolare. Molti giovani, che per motivi di studio o familiari, non possono impegnarsi in un lavoro con orari fissi, riescono con tale strumento normativo a mettere a frutto le loro competenze e ottenere comunque un reddito proporzionato ai propri sforzi. A tal riguardo, è importante precisare che il lavoratore intermittente è regolarmente assunto, dichiarato al centro per l’Impiego e all’ispettorato del lavoro, coperto da assicurazione sugli infortuni Inail e assistito dall’Inps, proporzionalmente al suo effettivo impiego, per quanto concerne la maturazione della pensione e per l’erogazione delle indennità riconosciute dall’istituto previdenziale in condizioni meritevoli di tutela, quali la malattia e la maternità.
Tuttavia, come ogni altra forma di contratto, anche il lavoro intermittente presenta limiti e mancanze. Una delle principali criticità riguarda il fatto che la quasi totalità dei contratti a chiamata non prevedono un obbligo di risposta da parte del lavoratore chiamato. Nei casi in cui non vi sia un profondo senso di responsabilità e un desiderio sincero di collaborazione, qualora non sia stata accordata una indennità economica mensile minima di “disponibilità”, alcuni lavoratori intermittenti non si presentano alla chiamata, senza che il titolare possa ricorrere a strumenti impositivi o disciplinari efficaci.
Altro limite è sicuramente la precarietà del lavoro: i lavoratori che sottoscrivono un contratto intermittente spesso si trovano a dover affrontare incertezza e instabilità. Non avendo un impiego continuativo, devono sperimentare periodi di inattività e l’incapacità di pianificare con certezza il proprio futuro professionale e finanziario. La frustrazione di un eventuale lungo periodo di inattività potrebbe tramutarsi in un’apatia o in uno sconforto tale da indurre il dipendente a non presentarsi mai più al lavoro, anche in caso di richiesta da parte del datore di lavoro.
Inoltre, il lavoro intermittente può comportare una ridotta protezione sociale a causa della natura discontinua del lavoro e alle frequenti interruzioni dell’attività: i lavoratori intermittenti possono avere difficoltà ad accedere a prestazioni sociali come l’assicurazione sulla disoccupazione o comunque patire una riduzione della pensione. Questa mancanza di sicurezza economica può aumentare lo stress e l’insicurezza dei lavoratori, che potrebbero trovarsi costretti a cercare lavoro in settori diversi o a dover dipendere da forme di sostegno pubblico. Il lavoro intermittente, infatti, può contribuire alla formazione di un’economia sottopagata: dato che i lavoratori intermittenti spesso ricevono un salario orario piuttosto che uno stipendio mensile, possono guadagnare meno dei colleghi con contratti a tempo pieno. Ciò potrebbe alimentare la discriminazione retributiva e le disuguaglianze all’interno dei settori interessati, dove la pressione sui prezzi e la competizione sono elevate. Si ricorda infine che allo scopo di non incorrere in specifiche sanzioni economiche, ogni chiamata deve essere anticipata da una comunicazione elettronica che avvisa l’ispettorato del lavoro della riattivazione dei reciproci obblighi contrattuali. Un adempimento in più rispetto a quanto previsto per un tradizionale rapporto di lavoro subordinato, la cui omissione comporta sanzioni economiche da 400 euro fino a 2.400 euro. Un fattore di rischio e di aggravio amministrativo che va considerato.
Mitigare i rischi
Per mitigare i fattori negativi citati, è necessario che i lavoratori intermittenti siano adeguatamente formati, coinvolti e tutelati dalla legge. È importante che siano previste opportunità di formazione, crescita professionale e accesso a prestazioni sociali, anche per mezzo del welfare aziendale. In questo senso, stimolare una maggiore proattività dei lavoratori, anche a livello collettivo e di squadra, con misure di coinvolgimento continuo e politiche di turnazione equilibrata, potrebbe contribuire a una maggiore stabilità e sicurezza per i lavoratori intermittenti.
Il contratto di lavoro intermittente in Italia presenta, quindi, elementi positivi per i titolari di locali, ma anche rischi da conoscere e mitigare: se da un lato offre flessibilità alle imprese e nuove opportunità di lavoro a specifiche categorie di lavoratori, dall’altro comporta precarietà, mancanza di sicurezza e rischi di sfruttamento. Affinché questa modalità contrattuale sia in concreto una opportunità efficace ed equa per tutte le parti coinvolte, è utile fare riferimento a un Consulente del Lavoro di fiducia, per trovare un equilibrio tra le esigenze dell’impresa e i diritti dei lavoratori.
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