di Roy Batty | Tutto il lavoro fatto in poco più di un decennio per far crescere la miscelazione e nobilitarla, elevarla al pari dell’alta cucina, si sta tristemente vanificando per un ritorno alla standardizzazione del prodotto. Ci troviamo nuovamente a fare cocktail con prodotti specifici e guai ad usarne altri! Ecco allora che per fare un Martini bisogna usare quello specifico Gin, sia mai che se ne scelga uno meno commerciale, ma con specifiche aromatiche indubbiamente migliori, perché in questo caso non si avranno sponsorizzazioni, visibilità, guest. E, soprattutto, non si potrà entrare nelle amate classifiche del settore del bere miscelato.
Insomma, entri in un cocktail bar, ti siedi al banco, guardi la bottigliera di linea e trovi sempre gli stessi prodotti, non tanto per scelta, ma perché, scorrendo i post di Instagram, scopri che quei marchi sono sponsor del locale.
Abbiamo fatto una fatica immensa per recuperare il passato e creare una miscelazione contemporanea, per poi ritrovarci al punto di partenza. Vi ricordate quando sulla bottigliera di un bar si trovava solo quella marca di Vermouth, solo quelle due marche di Rum, solo quel Tequila? Stiamo tornando esattamente in quella situazione, perché i colossi del mercato hanno saputo far leva su uno dei tratti distintivi del bartender: la vanità!
Si vive di tag per farsi notare dalla multinazionale di turno, che potrebbe concedere una sponsorizzazione o dare la tanto agognata visibilità, perché solo così si entra nel giro grosso e si diventa veramente un best bar. Che tristezza!
Ci si trova quindi a fare da galoppini a prodotti che valgono meno di zero, ad essere volto e immagine di marchi che fino a poco prima si consideravano indesiderati e inaccettabili per la propria bottigliera. E si sfiora il demenziale: proprio quei personaggi, che predicavano l’assoluta qualità dei prodotti da utilizzare nella nobilitata miscelazione, di cui i loro locali si erano fatti simbolo, sono diventati l’immagine di marchi che sono, da quella qualità, molto lontani! I piccoli produttori, che tanto hanno fatto per la miscelazione creando prodotti eccezionali, vengono così snobbati dalla cosiddetta eccellenza, che finisce per non dare spazio a chi la qualità la fa davvero. Quindi, il best bar che dovrebbe essere immagine dell’eccellenza vera si trova, invece, a essere strumento del prodotto più commerciale del mondo.
È un grande inganno, che si è consolidato a colpi di classifiche e guest, facendo credere ai locali e ai bartender che l’unico modo per essere importanti e riconosciuti è vendersi al miglior offerente e non, come dovrebbe essere, fare il proprio mestiere con passione, qualità e professionalità. Sono queste le uniche cose che dovrebbero contare in questo mestiere ma, purtroppo, evidentemente, non è più così. Brindiamo, allora, alla banalità e ritorniamo a far da bere con prodotti terribili: tanto poi ci sono gli Home Made a salvarvi la faccia!
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